Fotografa
e Poeta
Biografia
Luccia Danesin, fotografa e poeta, vive a Padova.
Appartiene a una famiglia di fotografi per tradizione.
Si è dedicata, per molti anni, alla fotografia in bianco e nero, curando anche la fase di stampa.
Ha collaborato con testi, foto e fotocomposizioni per giornali e riviste locali e nazionali.
Le sue immagini fotografiche, le sue mostre personali sono state presentate in numerose città italiane e
all’estero.


Ha pubblicato:
i libri di poesia: ‘Un fard rosso arancio’ (1997) e ‘Il cerchio dei respiri’ (2000).
I libri fotografici: “Le ragazze di ieri. Immagini e testimonianze del movimento femminista padovano
degli anni Settanta’ (2000, Premio Il Paese delle Donne), diventata una mostra itinerante negli
istituti secondari del Veneto; Soglie (2003), un percorso significativo di riflessione sulla morte con
scorci e particolari di monumenti funerari; gattiRitratti (2008) indagine finemente psicologica sul
mondo felino; ‘A casa dell’artista’ (2014, con testi di Alessandra Pucci) incontri letterari-fotografici
nelle case di artisti veneti.
Ha co-curato, con Anna Maria Zanetti, (oltre a Le ragazze di ieri) i libri storici: ‘Lina Merlin la
Senatrice’ (2008) e il relativo e omonimo documentario; e ‘Indomite. Giornaliste, scrittrici, teologhe,
patriote del Veneto dal Seicento al Novecento’ ( 2012).
E ‘Atuttotavor’ (2015), narrativa, scene di vita quotidiana ‘fotografate’ con ironia.
Riflessione di Luccia Danesin sulla poesia
Ho avuto, fin da bambina, un continuo colloquio con me stessa e, nella cornice del silenzio, ho sempre cercato la scrittura (poi la fotografia), come esigenza emotiva per dare forma a questo "flusso" che altrimenti andava a confondersi, ad appiattirsi fra i tanti altri frammenti quotidiani. Il pensiero occupa uno spazio che è continuamente violato. Il nostro modo di vivere, infatti, conosce un’inflazione di parole private del loro senso, di immagini moleste, di rumori. Ricercare o accogliere la poesia, per me, è essenziale per un incontro interiore, misterioso: sola e senza mèta: per ‘sentire’. E’ il tentativo di far tesoro del presente con l’esperimento alchemico di ri-viverlo anche nella distanza del ricordo che lo esalta, nel linguaggio che lo conserva, anzi lo ri-crea. I motivi ricorrenti nelle mie poesie (e fotografie) sono lo scorrere e il senso del tempo, totem inafferrabile che sembra fluire senza memoria; la precarietà del vivere; l’avvicendarsi e il mutare delle stagioni; i chiaroscuri dell’assenza, immagini di ‘soglie’ e di apparenze. Sono poesie brevi, come l’emozione conchiusa, quasi visiva, che le ha motivate, sono interpreti di una trasfigurazione del reale resa possibile dall’esercizio della parola poetica. Poesia e fotografia convivono in me, come strumenti diversi ma complementari, che mi permettono l’illusione di fermare l’ora, di isolare i momenti, rendendoli unici e irripetibili, di "possederli" per sempre, di dimenticarne la caducità.
