LE RAGAZZE DI IERI
Marsilio 2000
Fotografia
Recensioni
BARBARA GANZ
Leggi tutto
Le streghe di ieri son tornate, in immagini
Un libro-documento fotografico
realizzato da due esponenti del movimento femminista anni Settanta:
le padovane Luccia Danesin e Anna Maria Zanetti
Oggi sono docenti universitarie, sociologhe, critiche d'arte, giornaliste. Trent'anni fa, gonnellone e capelli sciolti, fronteggiavano la polizia nelle grandi manifestazioni femministe che vedevano proprio il Veneto in prima linea. Che cosa è rimasto delle "ragazze di ieri"? Lo raccontano, attraverso immagini e testimonianze, le protagoniste di quei giorni, che oggi avvertono un rischio: «Quello di essere dimenticate. Sono passati tre decenni, eppure le giovani di oggi nulla sanno delle nostre battaglie» spiega Anna Maria Zanetti, autrice di Le ragazze di ieri (Marsilio), carrellata di testimonianze del movimento femminista veneto con le fotografie di Luccia Danesin. »Quello sulla storia di destra o di sinistra – spiega – è un falso problema: se davvero qualcosa va rivisto, è la completa, esclusione delle donna dalla storia ufficiale». Il libro è l'ideale proseguimento di "Una ferma utopia sta per fiorire", scritto due anni fa sempre dalla Zanetti per raccontare il femminismo armi '70. Dopo quell'attenta ricostruzione storica, ora a parlare sono soprattutto le immagini: gli striscioni sventolati nelle piazze per chiedere una maternità libera e responsabile, il dialogo a volte problematico con altre donne più anziane ferme a leggere quegli stessi manifesti ora critiche, ora incuriosite; i sit-in; i girotondi improvvisati davanti a carabinieri e agenti di PS, intervenuti più di una volta a caricare le dimostranti; i megafoni per urlare slogan come il «tremate, tremate, le streghe son tornate!». Infine, la foto simbolo, l'ultima: due giovanissime, con in mano mazzi di mimose, si riposano sui gradini della Sala della Gran Guardia a Padova: sul muro dietro di loro si legge scritta "Continua".
Molti sono scatti rubati con la pesantissima Nikon F che la Luccia Danesin portava sempre con sè, nascosta in una borsa a tracolla: «Nelle manifestazioni mi muovevo con nonchalance, perché a Padova, in quegli anni e per quegli avvenimenti, sia le donne che le forze dell'ordine non gradivano essere ripresi».
E dopo le immagini, i ricordi, quelli di nove donne che in quelle piazze c'erano (solo a Padova, nel 1976, si contavano sette gruppi femministi organizzati) e che oggi, pur con sfumature diverse, condividono la tranquilla fierezza di aver partecipato a una stagione unica. «Una esperienza straordinaria per intensità e tensione ideale: considero una fortuna averla fatta, mentre altre donne la perdevano» dice Darla Martelli, scrittrice. Certo, non sempre i bilanci delle ragazze di ieri sono positivi, alcune si sono trovate a fare i conti proprio con quella "condizione tipicamente femminile" contro la quale avevano lottato, costrette loro malgrado a sobbarcarsi un lavoro di cura incessante perché mancano strutture e servizi sociali ai quali rivolgersi. Eppure «proprio la consapevolezza di oggi mi rende fiera delle mie scelte di ieri», sottolinea Alisa Del Re, docente a Scienze politiche.
E oggi? «Il mio cammino nel femminismo continua – afferma Lucia Basso, dietista ospedaliera – quell'esperienza mi ha consentito di essere sentinella dei valori di cui le donne sono portatrici». Proprio per parlare alle ragazze di oggi, l'associazione Moderata Fonte, presieduta da Anna Maria Zanetti, sta organizzando una serie di incontri – all'insegna dell'"Altra storia" – nelle scuole superiori venete: obiettivo, far conoscere alle giovani quel che è stato fatto e che, in qualche modo, ha cambiato anche la loro vita. Un recupero della storia recente che vuole essere solo un primo passo per arrivare a creare un centro di documentazione sulla storia delle donne.
Un libro-documento fotografico
realizzato da due esponenti del movimento femminista anni Settanta:
le padovane Luccia Danesin e Anna Maria Zanetti
Oggi sono docenti universitarie, sociologhe, critiche d'arte, giornaliste. Trent'anni fa, gonnellone e capelli sciolti, fronteggiavano la polizia nelle grandi manifestazioni femministe che vedevano proprio il Veneto in prima linea. Che cosa è rimasto delle "ragazze di ieri"? Lo raccontano, attraverso immagini e testimonianze, le protagoniste di quei giorni, che oggi avvertono un rischio: «Quello di essere dimenticate. Sono passati tre decenni, eppure le giovani di oggi nulla sanno delle nostre battaglie» spiega Anna Maria Zanetti, autrice di Le ragazze di ieri (Marsilio), carrellata di testimonianze del movimento femminista veneto con le fotografie di Luccia Danesin. »Quello sulla storia di destra o di sinistra – spiega – è un falso problema: se davvero qualcosa va rivisto, è la completa, esclusione delle donna dalla storia ufficiale». Il libro è l'ideale proseguimento di "Una ferma utopia sta per fiorire", scritto due anni fa sempre dalla Zanetti per raccontare il femminismo armi '70. Dopo quell'attenta ricostruzione storica, ora a parlare sono soprattutto le immagini: gli striscioni sventolati nelle piazze per chiedere una maternità libera e responsabile, il dialogo a volte problematico con altre donne più anziane ferme a leggere quegli stessi manifesti ora critiche, ora incuriosite; i sit-in; i girotondi improvvisati davanti a carabinieri e agenti di PS, intervenuti più di una volta a caricare le dimostranti; i megafoni per urlare slogan come il «tremate, tremate, le streghe son tornate!». Infine, la foto simbolo, l'ultima: due giovanissime, con in mano mazzi di mimose, si riposano sui gradini della Sala della Gran Guardia a Padova: sul muro dietro di loro si legge scritta "Continua".
Molti sono scatti rubati con la pesantissima Nikon F che la Luccia Danesin portava sempre con sè, nascosta in una borsa a tracolla: «Nelle manifestazioni mi muovevo con nonchalance, perché a Padova, in quegli anni e per quegli avvenimenti, sia le donne che le forze dell'ordine non gradivano essere ripresi».
E dopo le immagini, i ricordi, quelli di nove donne che in quelle piazze c'erano (solo a Padova, nel 1976, si contavano sette gruppi femministi organizzati) e che oggi, pur con sfumature diverse, condividono la tranquilla fierezza di aver partecipato a una stagione unica. «Una esperienza straordinaria per intensità e tensione ideale: considero una fortuna averla fatta, mentre altre donne la perdevano» dice Darla Martelli, scrittrice. Certo, non sempre i bilanci delle ragazze di ieri sono positivi, alcune si sono trovate a fare i conti proprio con quella "condizione tipicamente femminile" contro la quale avevano lottato, costrette loro malgrado a sobbarcarsi un lavoro di cura incessante perché mancano strutture e servizi sociali ai quali rivolgersi. Eppure «proprio la consapevolezza di oggi mi rende fiera delle mie scelte di ieri», sottolinea Alisa Del Re, docente a Scienze politiche.
E oggi? «Il mio cammino nel femminismo continua – afferma Lucia Basso, dietista ospedaliera – quell'esperienza mi ha consentito di essere sentinella dei valori di cui le donne sono portatrici». Proprio per parlare alle ragazze di oggi, l'associazione Moderata Fonte, presieduta da Anna Maria Zanetti, sta organizzando una serie di incontri – all'insegna dell'"Altra storia" – nelle scuole superiori venete: obiettivo, far conoscere alle giovani quel che è stato fatto e che, in qualche modo, ha cambiato anche la loro vita. Un recupero della storia recente che vuole essere solo un primo passo per arrivare a creare un centro di documentazione sulla storia delle donne.
GABRIELLA IMPERATORI
Leggi tutto
Ragazze di ieri, femministe d'oggi
Venete coraggiose artefici di una rivoluzione riuscita
Avevano vent'anni, anagraficamente o psicologicamente. Erano belle, fiere, ribelli, coraggiose del coraggio di chi sa superare la paura. E le paure erano tante, per le "jeunes filles rangées" educate fra scuola e oratorio a fare le madri di famiglia e, professionalmente, le insegnanti (difatti quasi tutte lo sono o lo sono state). Per le compagne di ideologia relegate nel ruolo subalterno di "angeli del ciclostile": dolce attrezzo del tempo che fu. Per le ragazze che dovevano arrivare vergini al matrimonio, che dovevano sempre sorridere, annuire, ubbidire. O imparare a mentire.
Eppure a ribellarsi ce l'hanno fatta: nonostante le irrisioni, anche dei media, gli epiteti di suffragette o puttane, e spesso una sorda lotta nelle famiglie di origine o nella coppia che molte formavano fin da giovanissime e che era, nelle intenzioni, una coppia con molti aggettivi e distinguo: libera, aperta, provvisoria e via teorizzando:
Hanno letto alcuni dei "testi sacri" che negli ultimi anni Sessanta arrivavano in Italia, primo fra tutti quel Secondo sesso di Simone de Beàuvoir che tanti cuori ha scosso e inebriato. Si sono riunite in gruppi dai nomi insoliti come «Lotta femminista», «Centro per la salute della donna», «Centri di documentazione donna», «Collettivi per il salario domestico». Sono scese in piazza gridando i loro pittoreschi slogan, inalberando striscioni, sfuggendo alle forze dell'ordine, improvvisando liberatori girotondi e rivendicando un potere di "streghe" che erano ben lungi dall'avere.
Ma se le manifestazioni erano (anche) ludiche, quasi sempre nascevano da un disagio profondo e da una voglia autentica di cambiamento. Un cambiamento che poi c'è stato, e son li a provarlo – a provare che la sola rivoluzione riuscita del secolo scorso (oltre a quella tecnologica) l'hanno fatta le donne – non solo le leggi che hanno cancellato, o comunque messo in crisi, un sistema millenario, ma anche e soprattutto, paradossalmente, il fastidio delle donne oggi giovani per cui la parola "femminismo" suona come un vecchiume perché hanno ottenuto tutto, almeno in teoria: dallo studio alla carriera, da un più equo diritto di famiglia al divorzio e all'aborto legalizzato, dal diritto a una sessualità più libera a quello di non essere considerate zitelle se non si sposano. Ma cancellare la storia, cancellare le radici è sempre pericoloso. Sono queste cancellazioni che producono i passi indietro, i "ritorni a casa" al vecchio ruolo domestico, le depressioni.
Per questo il libro Le ragazze di ieri a cura di Anna Maria Zanetti e corredato da un'antologia di toccanti fotografie di Luccia Danesin (Marsilio, pp. 127, L. 25.000) séguito e completamento di Una ferma utopia sta per fiorire, ha il merito di recuperare la recente memoria storica del femminismo veneto, importante come quelli milanese e romano, anzi per molti versi perfino più innovatore, specie se si pensa che nasceva in ambiente provinciale.
Il libro, primo del genere in Italia, contiene anche le testimonianze di alcune delle "ragazze di ieri". Nove in tutto, da Virginia Baradel a Lucia Basso, Giuliana Beltrame, Maria Luisa Biancotto, Flavia Busatta, Sandra Busatta, Alisa Del Re, Daria Martelli, Maurizia Rossella. Voci-campione in cui, attraverso il ricordo di una esperienza e la sua interpretazione, tante altre possono, almeno in parte, riconoscersi. Oggi sono ancora belle, come una di loro orgogliosamente rivendica, di una bellezza che ne fa eterne ragazze (e difatti è difficile vederle vestite "da signore") anche se sono madri di figli grandi o magari nonne. Fanno ancora politica, ma nelle loro parole non traspare retorica, anzi, in qualche caso, traspare una consapevolezza delle ombre che hanno accompagnato le luci di una stagione irripetibile dal punto di vista culturale, umano e politico.
Avevano vent'anni, anagraficamente o psicologicamente. Erano belle, fiere, ribelli, coraggiose del coraggio di chi sa superare la paura. E le paure erano tante, per le "jeunes filles rangées" educate fra scuola e oratorio a fare le madri di famiglia e, professionalmente, le insegnanti (difatti quasi tutte lo sono o lo sono state). Per le compagne di ideologia relegate nel ruolo subalterno di "angeli del ciclostile": dolce attrezzo del tempo che fu. Per le ragazze che dovevano arrivare vergini al matrimonio, che dovevano sempre sorridere, annuire, ubbidire. O imparare a mentire.
Eppure a ribellarsi ce l'hanno fatta: nonostante le irrisioni, anche dei media, gli epiteti di suffragette o puttane, e spesso una sorda lotta nelle famiglie di origine o nella coppia che molte formavano fin da giovanissime e che era, nelle intenzioni, una coppia con molti aggettivi e distinguo: libera, aperta, provvisoria e via teorizzando:
Hanno letto alcuni dei "testi sacri" che negli ultimi anni Sessanta arrivavano in Italia, primo fra tutti quel Secondo sesso di Simone de Beàuvoir che tanti cuori ha scosso e inebriato. Si sono riunite in gruppi dai nomi insoliti come «Lotta femminista», «Centro per la salute della donna», «Centri di documentazione donna», «Collettivi per il salario domestico». Sono scese in piazza gridando i loro pittoreschi slogan, inalberando striscioni, sfuggendo alle forze dell'ordine, improvvisando liberatori girotondi e rivendicando un potere di "streghe" che erano ben lungi dall'avere.
Ma se le manifestazioni erano (anche) ludiche, quasi sempre nascevano da un disagio profondo e da una voglia autentica di cambiamento. Un cambiamento che poi c'è stato, e son li a provarlo – a provare che la sola rivoluzione riuscita del secolo scorso (oltre a quella tecnologica) l'hanno fatta le donne – non solo le leggi che hanno cancellato, o comunque messo in crisi, un sistema millenario, ma anche e soprattutto, paradossalmente, il fastidio delle donne oggi giovani per cui la parola "femminismo" suona come un vecchiume perché hanno ottenuto tutto, almeno in teoria: dallo studio alla carriera, da un più equo diritto di famiglia al divorzio e all'aborto legalizzato, dal diritto a una sessualità più libera a quello di non essere considerate zitelle se non si sposano. Ma cancellare la storia, cancellare le radici è sempre pericoloso. Sono queste cancellazioni che producono i passi indietro, i "ritorni a casa" al vecchio ruolo domestico, le depressioni.
Per questo il libro Le ragazze di ieri a cura di Anna Maria Zanetti e corredato da un'antologia di toccanti fotografie di Luccia Danesin (Marsilio, pp. 127, L. 25.000) séguito e completamento di Una ferma utopia sta per fiorire, ha il merito di recuperare la recente memoria storica del femminismo veneto, importante come quelli milanese e romano, anzi per molti versi perfino più innovatore, specie se si pensa che nasceva in ambiente provinciale.
Il libro, primo del genere in Italia, contiene anche le testimonianze di alcune delle "ragazze di ieri". Nove in tutto, da Virginia Baradel a Lucia Basso, Giuliana Beltrame, Maria Luisa Biancotto, Flavia Busatta, Sandra Busatta, Alisa Del Re, Daria Martelli, Maurizia Rossella. Voci-campione in cui, attraverso il ricordo di una esperienza e la sua interpretazione, tante altre possono, almeno in parte, riconoscersi. Oggi sono ancora belle, come una di loro orgogliosamente rivendica, di una bellezza che ne fa eterne ragazze (e difatti è difficile vederle vestite "da signore") anche se sono madri di figli grandi o magari nonne. Fanno ancora politica, ma nelle loro parole non traspare retorica, anzi, in qualche caso, traspare una consapevolezza delle ombre che hanno accompagnato le luci di una stagione irripetibile dal punto di vista culturale, umano e politico.
SUSANNA FALCHERO
Leggi tutto
Un volume a metà fra la documentazione fotografica e il racconto autobiografico delle ragazze di ieri che, negli anni Settanta, diedero vita al movimento femminista nel Veneto. Immagini scattate, tra il 1975 e il 1977, da Luccia Danesin del Centro di documentazione della donna di Padova, in occasione dei principali raduni in piazza e manifestazioni di protesta e sensibilizzazione politica sulla condizione femminile.
L'idea di questa raccolta spetta alla giornalista Anna Maria Zanetti (che è anche curatrice dei testi), motivata dal desiderio di "far sapere alle ragazze e ai ragazzi del Duemila che, negli armi Settanta, [...] le donne che, oggi, sono le loro madri. zie, insegnanti [...] furono protagoniste di una rivoluzionaria realtà [...] e impararono a sentirsi, e a dirsi, soggetti umani completi e non più oggetti di cui la società maschile discuteva e decideva". E, in effetti, proprio in quel periodo furono introdotte nel nostro Paese una serie di fondamentali innovazioni legislative quali la parità dei coniugi all'interno della famiglia (1975), i consultori familiari (1975), la proposta di abolizione del delitto d'onore (1976), la parità fra uomini e donne nel trattamento lavorativo (1977). Eppure, prosegue la Zanetti, "solo venticinque anni dopo, l'esperienza del femminismo rischia seriamente di essere dimenticata o relegata in un angolo della storia come un oggetto misterioso, quasi una leggenda per le giovani generazioni venete". Da qui l'importanza di un volume come Le ragazze di ieri, non a caso dedicato a tutte le donne: bambine di ieri, ragazze di oggi, donne di domani, figlie e nipoti.
L'idea di questa raccolta spetta alla giornalista Anna Maria Zanetti (che è anche curatrice dei testi), motivata dal desiderio di "far sapere alle ragazze e ai ragazzi del Duemila che, negli armi Settanta, [...] le donne che, oggi, sono le loro madri. zie, insegnanti [...] furono protagoniste di una rivoluzionaria realtà [...] e impararono a sentirsi, e a dirsi, soggetti umani completi e non più oggetti di cui la società maschile discuteva e decideva". E, in effetti, proprio in quel periodo furono introdotte nel nostro Paese una serie di fondamentali innovazioni legislative quali la parità dei coniugi all'interno della famiglia (1975), i consultori familiari (1975), la proposta di abolizione del delitto d'onore (1976), la parità fra uomini e donne nel trattamento lavorativo (1977). Eppure, prosegue la Zanetti, "solo venticinque anni dopo, l'esperienza del femminismo rischia seriamente di essere dimenticata o relegata in un angolo della storia come un oggetto misterioso, quasi una leggenda per le giovani generazioni venete". Da qui l'importanza di un volume come Le ragazze di ieri, non a caso dedicato a tutte le donne: bambine di ieri, ragazze di oggi, donne di domani, figlie e nipoti.
IL LIBRO
LE RAGAZZE DI IERI
Di Anna Maria Zanetti e Luccia Danesin
Leggi tutto >>
FOTOGIORNALISMO
Padova Febbraio
LE RAGAZZE DI IERI
Gli anni settanta a Padova,
le iniziative di lotta del movimento femminista.
Piazza dei Signori
Leggi tutto >>
